Nato a Prato nel 1926 interrompe gli studi classici per dedicarsi al cinema; da subito fa coppia con Leonardo Benvenuti, ed è un legame professionale destinato a mai sciogliersi. La prima sceneggiatura è Il tesoro del Bengala (1954) di Gianni Vernuccio, successivamente scrive Le ragazze di San Frediano (1955), tratto da un romanzo di Vasco Pratolini e diretto con l’abituale garbo da Valerio Zurlini; per la regia di Alberto Lattuada, scrive lo script di Guendalina (1957) e per Pietro Germi quello de L’uomo di paglia (1958). Dalla metà degli anni cinquanta non si contano più i copioni scritti per il cinema dalla sua penna: si va da Camping (1957) di Franco Zeffirelli ad Arrangiatevi! (1959) di Mauro Bolognini, da Matrimonio all’italiana (1964) di Vittorio De Sica a Incompreso (1966) di Luigi Comencini, da Per grazia ricevuta (1971) di Nino Manfredi ad Alfredo, Alfredo (1972) ancora di Germi, da Lo chiameremo Andrea (1972) di De Sica a Finché c’è guerra c’è speranza (1974) di Alberto Sordi, sino al mitico primo Fantozzi (1975) di Luciano Salce, inizio d’una saga che lo vedrà a lungo impegnato. Per Monicelli da vita ad uno dei suoi copioni più belli Amici miei (1975) e successivamente per Dino Risi scrive La stanza del Vescovo (1977) Con l’inizio degli anni Ottanta, comincia un sodalizio con uno tra i giovani comici più promettenti: Un sacco bello (1980), fortunato esordio registico di Carlo Verdone, e il successivo Bianco, rosso e Verdone (1981); nello stesso anno scrive Il marchese del Grillo (1981) per Monicelli. Tra i suoi capolavori compaiono poi C’era una volta in America (1984) di Sergio Leone e Speriamo che sia femmina (1986) di Monicelli. I suoi ultimi lavori sono: Ogni lasciato è perso opera prima del vulcanico Piero Chiambretti. Ma che colpa abbiamo noi (2003) di Carlo Verdone, In questo mondo di ladri (2004) e Il Ritorno del Monnezza (2005) di Carlo Vanzina.