Premio Nazionale di Poesie il Fiore
Categoria Omaggi
Anno 2017
Autore Ilaria Parlanti
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Poesia dedicata al Premio Nazionale "Il Fiore"
ALESIA
Non ho mai saputo il tuo nome, mia cattedrale.
Non sapevo che tu ti chiamassi Saint-Pierre de Mountrouge.
Per me, nel cuore, sei rimasta Alésia,
stretta nella morsa di quella piccola omonima piazza.
Non è quello il tuo nome, ma nella memoria del mio tempo trascorso
tu sei Alésia
E per un attimo eterno
il vento continuerà a sussurrare al mondo questo dolce errore.
Non sono mai stata di domenica ad Alésia.
Non ho mai visto le grandi celebrazioni nella navata principale.
Non ho mai trovato la cattedrale gremita di fedeli
e udito i canti rivolti al cielo.
Alésia è e rimarrà la mia cattedrale
del buio e del silenzio, del dolore e della tristezza,
dell’incomprensione e della fatica, della sera e della luna.
Alésia sorge alla foce dell’immenso Avenue du Generale Leclerc.
Alésia sorge alla foce della strada del mio cuore straziato.
Non vi andavo spesso.
Non vi ho mai pregato.
Ho scelto un’altra strada alla tua Alésia, ma ricordo.
Ricordo gli alti pinnacoli elevati alla grandezza delle nubi del cielo,
le bifore a punta sempre chiuse
come chiusi erano i miei occhi alla bellezza di quella città.
La maestosa porta principale rimaneva sigillato durante le mie visite.
Qualche ubriaco dormiva sempre nel giardinetto verde
antistante l’osculo antro d’ingresso.
Il colore ocra dominava il gotico tessuto ornato del tuo abito immutabile.
Non sei cambiata.
Con tutti gli orpelli e le sculture,
con le vetrate grigie fuori e colorate all’interno.
Con la tua possente mole
nascondevi i segreti custoditi bramosamente dal tempo
dentro i tuoi abbracci materni a chi condivide la tua fede.
Io li ero un’estranea.
Quella era la mia cattedrale, ma rimanevo altro al di fuori di lei.
Non ne capivo il senso.
E forse mai lo capirò.
Non ho mai camminato fino al variopinto altare maggiore.
Vi era un divario che nessuno di noi poteva colmare.
Io vedevo infinite campate di dolore estremo
che tu, o mia Alésia, chiamavi d’amore.
Ho visto e respirato l’oscurità del tuo sguardo.
Ammiravo il tuo soffitto a cassettoni
ma non scorgevo il cielo limpido al di là del temporale
di quest’anima angosciata.
Tu promettevi salvezza, ma io ero giù nella cripta.
Ma nemmeno li trovato la risposta
Perché il male qui? Perché il male nel cuore degli uomini?
Tu promettevi l’eternità in un mondo dove
tutto è labile e fugace.
Infinite targhe erano appese alle pareti di marmo grigio.
Grazie. Grazie di cuore.
E io mi chiedevo quale grazia concedevi a tutti e non a me.
La pioggia è persistente a Parigi.
Tu in quelle targhe vedevi riconoscenza.
Io solo le lacrime versate di disperazione.
Io respiravo gli affanni e i tormenti
di chi giungeva li a chiederti supporto.
Io sentivo il soffio gelido della morte
che più volte ha profanato i tuoi sacri recinti.
Ma tu in quello, o Alésia,
scorgevi la gioia della sofferenza.
Non lo strazio della anime perdute.
Tu vivevi delle tue stesse luci.
Più volte anch’io con mano tremante
ho acceso una tremila fiamma.
Ma non era di speranza in te.
Tu chiamavi grandiosità una vita mesta.
Io solo dolore.
Ho imparato a camminare in quel percorso tortuoso
e a superare gli ostacoli nonostante tutto.
Ma verso il tuo altare non potrei avvicinarmi.
Io sono perduta nell’inferno del mondo.
Mi dannerai in futuro perché non capivo il senso
e respiravo l’angoscia del pavimento.
Io sono sul suolo, tu aspiri al cielo.
Mia amata Alésia se tu avessi risposto una sola volta
sarei stata tua per sempre.
Ma una cattedrale è muta.
E io ho sentito solo il rumore del vuoto.
Il vento soffia e ti riporta la fatidica domanda.
Perché?
Ma non sento niente.
Vedo solo i gemiti danzare davanti agli occhi di tutto.
Ho imparato.
A vivere secondo l’egida del caso.
Ho imparato.Questa è vita lo stesso.
Senza o insieme a te.
È vita lo stesso.
Ho scelto un’altra strada. Ma tu sei in fondo al cuore.
Perché lì ho sofferto. E se ho sofferto, lì ho vissuto.
Comune di Chiesina Uzzanese
Address: Via Giuseppe Garibaldi, 8
Tel: 51013 Chiesina Uzzanese (PT)
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