Eccidio nel Padule di Fucecchio - Menzione Speciale nel 2016
Cielo di piombo si specchia
sull'acqua dello stagno,
mille rivi dipanano i capelli
di cristallo azzurro.
L'alba estiva si muove ignara
e il cielo di cenere
si apre in scomposte aurore.
Uno sparo buca il silenzio
seguito da uno sbatter d'ali,
e gridi e gridi e ancora spari
come vetro infranto
che rompe il silenzio
e riecheggia nell'aria amara.
Armi fredde, armi ardenti,
a scovare le prede innocenti
tra le canne e il sorgo,
le alte erbe e la palude,
le alte erbe e la palude,
tra i pioppi e i fossi.
Non c'è tana, non c'è scampo
per chi fugge
per chi scappa, si nasconde,
preda di lupi famelici
che latrano infami.
Urla e spari, gridi spezzati,
e l'alba estiva,
che si muove ancora ignara,
illumina l'acqua palustre
ora tinta di rosso.
Il nemico si avvicina,
corre inesorabile.
Tutto resta sospeso
in quella nota acuta,
in quella sconsolata
richiesta d'aiuto.
Anch'io ora sentivo solo
il mio ultimo respiro,
il mio ultimo battito,
erba tra l'erba,
fiore tra i fiori,
sangue tra sangue,
buio nel buio.